Interview: Roberto Capucci: ''Un rivoluzionario con i piedi per terra''.
Lui è un rivoluzionario, il principale sperimentatore della plissettatura scultorea e il maestro del colore. Era da tempo che volevo intervistarlo, farmi raccontare qualcosa in più da uno degli artisti più famosi al mondo con ben 65 anni di carriera: Roberto Capucci.
Cordiale, spiritosa e intelligente. Poi siamo diventati amici e mi ha seguito oltre che in Italia anche quando sono andato in Francia.
Ha sempre speso delle ottime parole per Vincenzo Giubba, colui che per la moda a Firenze ha fatto davvero tantissimo. Che rapporto avete?
Ho conosciuto Vincenzo Giubba a Firenze in occasione del premio
''Piramide Dell'’Eccellenza'', non lo conoscevo prima ma avevo sentito parlare della sua Scuola e ho potuto apprezzare e ammirare il grande lavoro fatto da lui per i giovani e per la moda. Ho scoperto una persona intelligente, simpatica e cordiale. In un certo senso mi ha ricordato Giorgini.
A tal proposito, infatti, lei ha ricevuto il premio come ''Piramide dell'eccellenza'' dalla scuola di moda Accademia Italiana per onorare la sua eccellenza appunto. Cosa ha significato per lei ritrovarsi dinanzi a così tante sfilate di quei giovani talenti?
Mi fanno ricordare gli inizi del mio lavoro perché mi danno un pizzico di nostalgia e di giovinezza al contempo.
Ha osato molto durante la sua carriera e questo, credo sia uno dei fattori di un vero genio della moda quale Lei è. Cosa ne pensa, invece, della moda di oggi? Se la segue.
Seguo molto i giovani che vedo pieni di talento, come quando ero giovane e mi piaceva osare. La moda dei designer affermati mi interessa di meno.
Lei fece scoppiare una vera Bomba di Moda a Firenze; come mai proprio Firenze?
Perché la moda era iniziata lì grazie al Marchese Giambattista Giorgini, mecenate della moda italiana.
Ma se Lei, fosse oggi alle prime armi, chi vorrebbe vestire in assoluto?
Silvana Mangano la mia adorata cliente, Marisa Nasi di Torino e tutte le altre famose clienti, in tutti i vari campi che nel corso degli anni ho vestito.
Nel '65 organizzò un defilé al buio, a Parigi, illuminato da perline
fosforescenti dei rosari che decoravano gli abiti. Da cosa trasse ispirazione?
Si, per la parte finale della sfilata ho creato questo effetto sorpresa con abiti ricamati di perline fosforescenti dei rosari. Fu una casualità: recandomi all’EUR da amici davanti a me c’era un corteo che andava al Divino Amore e mi affascinò al buio vedere che avevano nelle mani delle lucine. Ma, secondo lei, c'è qualcuno che oggi, nelle sfilate si scosta dall'essere statico? Solo i giovani alle prime armi grazie alla loro passione per la moda e all’ incoscienza che ha un adolescente, cercano di osare e di rompere gli schemi.
Perché volevo sperimentare nuovi materiali, d’altronde ho continuato in tutte le collezioni a sperimentare sempre: ottone, sassi, acqua nella plastica, nastri intrecciati, juta, corde.
Possiamo sicuramente dire che Lei ha sempre sperimentato, venendo a casa di grandi successi e, nel '58, vinse l'Oscar della Moda a Boston mentre, in Italia veniva criticato. Che influenza ebbero su di lei quelle critiche?
Si trattava di un premio del grande Department Store Filene’s che fu soprannominato Oscar della Moda dalla stampa italiana. Ho sempre accettato con serenità le critiche, ogni critica per me è costruttiva, per me è necessario continuare sempre nel mio lavoro.
Ci racconta qualche aneddoto particolare accaduto nel suo atelier?
Un episodio che amo ricordare è quando la Levi Montalcini decise di indossare una mia creazione per il Nobel alla Medicina che ebbe nel 1986.
Da quella volta, mi rimase sempre fedele facendosi fare tantissimi vestiti che indossò nelle varie cerimonie.
Cosa ne pensa dei giovani che vogliono farsi strada oggi? Insomma, lei ne accoglie tanti ma crede siano tutti meritevoli o soltanto presi dalla parola ''moda''?
Sono felice di accogliere e ascoltare i giovani che vogliono consigli, sono i futuri creatori di moda di domani. Effettivamente non tutti sono all’altezza perché la moda richiede uno studio continuo attraverso i grandi artisti, pittori, scultori e soprattutto la natura che ci insegna i grandi misteri incredibili e meravigliosi.
65 anni di carriera. Cosa non rifarebbe e cosa si? Si è mai ispirato a dei pittori o artisti in particolare?
Avendo frequentato il liceo artistico e l’Accademia delle Belle Arti ero immerso nell’arte e nella bellezza ma ho sempre evitato di copiare un pittore o uno sculture perché questi servono per ossigenare la nostra mente e il nostro cuore, mai per copiare. Servono per inventare.
Sogni nel cassetto?
I sogni nel cassetto sono segreti e quindi non si rivelano ma vi assicuro che sono tanti perché mi fanno vivere e andare avanti e creare.
QuestionsSeconds:
La sua vacanza ideale: Mare o Montagna? Montagna
Se dovesse scegliere uno di questi artisti: Frida Kahlo o Dalì?
Nessuno dei 2, non fanno parte della mia cultura.
Si sente più cittadino di: Roma o Firenze?
Sono e sarò sempre cittadino del mondo.
La sua seconda patria: più l'America o Parigi?
Vienna perché mi ha dato nel mio lavoro delle soddisfazioni uniche.
Si descriva con un aggettivo.
Visionario con i piedi per terra.
Thanks to: Roberto Capucci
Michael Macrì
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